martedì 6 marzo 2012

TURCHIA: Una tigre senza denti? Ankara verso il tracollo economico


Pubblicato su East Journal, il 10 gennaio 2012

di Eren Alp*

La palla l’ha lanciata David Goldman, con un articolo sul Middle East Quarterly in cui predice il crollo economico della Turchia nel 2012 paragonando la situazione turca a quella argentina. Secondo Goldman, “la velocità e magnitudine di una tale battuta d’arresto potrebbe facilmente erodere la capacità dell’AKP di governare sulla forza del pragmatismo piuttosto che dell’ideologia islamista, limitare la sua capacità di utilizzare incentivi economici per disinnescare il separatismo curdo e contenere l’opposizione interna, e indebolire pretesa di Ankara ad un ruolo di primo piano regionale”. In Italia, l’ha ripreso Dan Segre in suo post su Il Giornale.it.
Un commento di Eren Alp*: solo lo sviluppo della produzione industriale e la stabilità delle politiche economiche possono permettere ad Ankara di evitare il tracollo nei prossimi anni.

La crescita economica della Turchia negli ultimi dieci anni è sempre stata trainata dalle esportazioni, soprattutto verso l’Europa. Oggi, per come stanno andando le cose in Europa economicamente, tale mercato si sta prosciugando, e il Medio Oriente non lo può sostituire, soprattutto in considerazione delle turbolenze locali. Ad aggravare tale problema, molti dei prodotti realizzati per l’esportazione in Turchia in realtà si basano su componenti importati, e con la caduta del tasso di cambio della lira turca rispetto al dollaro ed euro ciò sta causando un problema serio per il deficit commerciale.
La soluzione per la Turchia dovrebbe essere l’iniziare a produrre un sempre maggior numero di questi componenti a livello locale, riducendo così i costi di fabbricazione del prodotto finale e rendendo questo più attraente per il mercato europeo in difficoltà, invertendo così la tendenza del deficit commerciale. Ciò, tuttavia, richiede un investimento serio in ricerca e sviluppo, qualcosa su cui Ankara è sempre stata molto indietro, anche se ci sono dei segnali di cambiamento.
Il tasso di crescita della Turchia per il 2012 (tra il 3 e il 4%) dovrebbe restare ancora abbastanza alto per gli standard europei, ma un rallentamento è inevitabile. L’economia ha probabilmente già iniziato a rallentare alcuni anni fa, ma la performance economica è sempre stata la chiave del successo dell’Akp (il partito di Erdogan, ndr).
Qualsiasi rallentamento economico farà sì che un buon numero dei suoi elettori se ne allontani – come anche Goldman rimarca. Il risultato è che il motore è in fiamme, per così dire, e ha bisogno di qualche manutenzione seria. Ma i meccanici sono troppo impegnati a discutere su chi di loro debba fare il lavoro.
Sarà importante vedere se ci sarà una certa continuità nelle politiche economiche del governo turco in caso di modifica dell’equilibrio in Parlamento. Uno dei maggiori problemi in Turchia, dal mio punto di vista da osservatore esterno, è che la maggior parte delle politiche sono spesso modificate o invertite completamente al cambiare del partito di governo. Ciò ha a lungo impedito all’economia turca di progredire nel modo in cui avrebbe dovuto: lo dimostra l’andamento economico nel corso dell’ultimo decennio, quando non ci sono stati importanti cambiamenti di governo, e l’economia ne ha beneficiato. Tra qualche anno potremo giudicare.
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*Eren Alp, cittadino turco-canadese, ha una laurea in economia all’università di McMaster (Ontario, Canada) e un master in Studi Europei al Collegio d’Europa, campus di Natolin. Oggi risiede a Toronto.
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intervista, traduzione e introduzione di Davide Denti

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